Poco distante da dove si è svolto il primo miracolo di Gesù è stata portata alla luce una manifattura attiva nel I secolo.
Gli studiosi di toponomastica biblica situano in Galilea, l’antico villaggio di Cana, ed è lì che gli archeologi hanno scoperto una manifattura che produceva anfore e giare al tempo di Cristo.
Come riporta Terrasanta.net, l’associazione con le nozze durante le quali Gesù compì il suo primo miracolo, narrate nel Vangelo di Giovanni (2,1-11), è stata immediata: le giare riportate alla luce da sotto terra sono come quelle in cui è stata trasformata l’acqua in vino e con molta probabilità furono prodotte proprio qui.
I resti ben conservati del centro di produzione artigianale sono emersi durante gli scavi per l’edificazione di un centro sportivo e hanno rivelato l’esistenza di una grossa fabbrica di vasellame e contenitori per liquidi e cereali, particolarmente attiva nella prima parte del primo secolo.
Questi prodotti erano di diverse forme e varie misure ed erano realizzati perlopiù in calcare, meno in terracotta. Questo materiale roccioso, assieme alla pietra, era considerato dalla tradizione ebraica più osservante quello adatto ai riti solenni perché non impuro, come da indicazioni dell’Antico Testamento.
Come si legge nel Vangelo, per gli ebrei le giare da utilizzare nei banchetti nuziali venivano purificate e legittimate dai sacerdoti, che ne controllavano la purezza della pietra calcarea e la realizzazione secondo una determinata tecnica.
Una volta usate, dovevano essere distrutte per non essere più riutilizzate, in quanto ormai corrotte. L’interpretazione che lega la manifattura di Reina alle nozze evangeliche è avvalorata dalla comparazione tra i tanti recipienti per acqua e vino trovati nel sito archeologico e i frammenti di giare in calcare trovati nei decenni passati tra le abitazioni di Cana: sia lo stile che l’epoca coincidono.
La gran quantità di manufatti emersi dagli scavi dimostra un’ampia produzione che veniva commerciata in tutta la Galilea e, probabilmente, esportata in Giudea e a Gerusalemme. Se queste anfore e giare potevano essere utilizzate durante le funzioni rituali e solenni, doveva essere verosimilmente riconosciuta la loro purezza da parte dei sacerdoti del Tempio.
Su di esse, infatti, veniva stampigliato un marchio, presente sulla maggior parte dei recipienti ritrovati, che garantiva la qualità del prodotto e che convinse all’acquisto gli sposi delle nozze di Cana.