Senza dubbio, quella adottata, è stata la strategia vincente. Quanto sia stata voluta e quanto sia frutto di concause occasionali, non lo si può stabilire nemmeno a posteriori.
Certo è, che la tornata elettorale a San Giorgio a Cremano è conseguenza di una decisione presa a tavolino e del tutto strumentale, per ristabilire una situazione che, se avesse continuato a sopravvivere, avrebbe portato ad un inevitabile crack.
I calcoli li hanno fatti bene, prendendo in contropiede chi per diverse ragioni, e con varie modalità, cercava di comunicare al popolo cosa succedeva all’interno del palazzo comunale. L’immagine del degrado culturale e del decadimento morale è sotto gli occhi di tutti ed esprime l’idea chiara dell’inconfutabile incapacità amministrativa di chi ci ha governato negli ultimi otto anni.
Bisognava agire di fretta e, ammettendo di fatto, la propria inefficienza, andava raccontato ai cittadini che si doveva cambiare. Quando le cose non funzionano, tutti vorrebbero cambiare, ma cambiare vuol dire sostituire ciò che non funziona con un’altra cosa possibilmente migliorativa, invece qui, hanno raccontato alla gente che per avere un cambiamento bastava sostituire il nome del sindaco con quello del vicesindaco.
Non so se abbia più fantasia chi si è inventato questa frottola o chi ci ha creduto. Sì, perché c’è bisogno di molta fantasia per immaginare che chi ha distrutto una città possa ricostruirla solo dopo una competizione elettorale.
In più, dichiarando di voler cambiare ciò che ha gestito in prima persona almeno negli ultimi tre anni, in cui, il dimenticato Giorgiano, è stato solo un nome e nulla di più. Un paravento dietro il quale organizzare tutto, compresa la finta competizione elettorale.
La scelta di costituire una coalizione vasta ed eterogenea (per usare un eufemismo) ha consentito di ammassare le preferenze sul nome del sindaco, senza che i cittadini se ne accorgessero. Bastava ossequiare col voto il singolo candidato per ringraziarlo di un favore già riscosso, o per coltivare la speranza di poterlo ricevere a breve, e il gioco è fatto!
Centinaia di nominativi, presi come si fa per il marketing multilivello, dove si sa bene che quelli alla base della piramide si muovono e producono con entusiasmo e quelli in alto guadagnano sui primi.
Inutile fornire dettagli algebrici, quasi tutti nella vita hanno avuto modo, almeno una volta, di avvicinarsi a quest’approccio commerciale, specialmente chi arrotonda lo stipendio, chi lo fa per hobby e spesso non ne paga nemmeno le tasse (ma questa è un’altra storia!).
Chi la tiene la contabilità dei favori da fare e le graduatorie di merito? La risposta non è necessaria. Una riflessione, invece, sì.
Trovare qualcuno che in città dichiari la sua contentezza per l’efficienza istituzionale dell’Amministrazione comunale, penso sia un’impresa abbastanza ardua, ma, visti i risultati delle elezioni, dovremmo tutti ricrederci. E forse erano fantasie quei lamenti dei commercianti che si sentono soffocati dalla Tari, o di quelle mamme che hanno visto chiudere le scuole dei propri figli a tempo indeterminato (come quella di via Cappiello), o di quelle che hanno il terrore di lasciare i bambini in strutture che cadono a pezzi.
E quei disabili che devono fare il “camel trofy” per muoversi con la carrozzella, e se possono spostarsi con l’auto, pagano, anche se sostano nelle strisce blu.
Oppure quelli che pensano di vivere in una città sorvegliata e video-sorvegliata e poi si trovano in balia della più banale delinquenza. La Polizia Municipale non copre le ventiquattro ore, ma solo orario di ufficio e Polizia e Carabinieri, basta chiamarli, che non arrivano lo stesso!
Qualcuno ha ancora la fantasia di raccontare e promettere posti di lavoro o sovvenzioni ad hoc, con una situazione patrimoniale del Comune al limite del fallimento finanziario. E non certo perché i soldi siano stati utilizzati per manifestazioni culturali, finanche il Premio Troisi non è più organizzato dalla sua città; o perché ai nostri bambini è dato di accedere ai parchi cittadini dove trovano attrezzature idonee al gioco e allo sport: poche giostrine usurate e pericolose.
Il grande Totò in un passaggio della sua famosa “ ‘A livella” usava questa espressione: “Stongo scetato … dormo, o è fantasia?”
Un giorno riusciremo a dare una risposta al Principe De Curtis e a noi stessi. Forse.