Per abitudine…
Quante volte ci ritroviamo a compiere gesti o a pensare, solo per abitudine.
Scriveva Oriana Fallaci:
“L’abitudine è la più infame delle malattie, perché fa accettare qualsiasi disgrazia, qualsiasi dolore, qualsiasi morte. Per abitudine si vive accanto a persone odiose, si impara a portare le catene, a subire ingiustizie, a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto.”
L’alternativa è avere il coraggio di perdere l’equilibrio.
Si può perdere l’equilibrio solo per evitare di cadere, oppure per fare un passo, ma anche per tuffarsi o volare. Ogni nuovo inizio comporta perdere l’equilibrio per un attimo.
Spesso è più comodo dire: prendo solo quello che mi va.
Oppure, non si aspettano risposte, e si resta piegati sul passato, lamentandosi con triste nostalgia.
Oppure ancora, si può diventare gommosi, farsi rimbalzare addosso i problemi invece che porsi domande, far finta di niente e cercare qualche tiepida scappatoia.
L’abitudine sembra una situazione statica, invece fa girare vorticosamente come una trottola: i colori si mischiano e i disegni si deformano.
Capita di essere anche attivissimi, si guadagna il mondo, ma si spreca la vita
Se sei depresso ti stai avviluppando girando nel passato,
se sei ansioso è perché stai annaspando girando nel futuro,
se sei acido ti stai ingarbugliando girando a vuoto nel presente.
Ma…
Se rallenti e perdi l’equilibrio dell’abitudine, sei instabile, e ti puoi accorgere che era da tanto che non coglievi più i particolari stupendi con cui la trottola (che sei tu!) è fatta.
Se rallenti e perdi l’equilibrio dell’abitudine, sei confuso, ma ti puoi accorgere che quel muro grigio che ti imprigiona, generando rabbia e soffocamento mentre giri convulsamente, è in realtà solo un effetto ottico
Ben vengano incontri e fatti (decisivi), se destabilizzano il tuo asse.
Buona Domenica e Buona Settimana